Illustrazione di Pasquale Squaz Todisco, Collettivo Dummy |
Bianca. Nera. Inutile. Cornice d’oro per croste. Oro di
Bologna. Che diventa nero per la vergogna. Soffoca la verità. Le toglie
ossigeno e luce. Fino a renderla immobile. Per necessità. Per codardia.
L’irreale diventa plausibile. Il plausibile si fa stupore. Meraviglia. Oggi
racconti, domani ricordi. Insetti nell’ambra. La costruzione della bugia
richiede sforzo e buona memoria. Un buon incipit. Una struttura. Un finale. Il
movente è relativo. L’alibi necessario. L’avvio è facile: mento perché mi
annoio. O per non sembrare noioso. La struttura è più complessa, ma l’esercizio
aiuta. A elaborare. Il finale deve togliere il fiato. Il movente è un’altra
bugia: mento per gli altri. Per non ferire chi amo. Per aggiungere altri
sorrisi al pallottoliere. Per attirare la tensione. Perché ho paura, se non
mento. La bugia è un’invenzione senza brevetto. Che non supera il controllo
qualità. Una macchia bianca sull’unghia. Nascosta con lo smalto. Rosicchiata
appena possibile. Senza fame. Per scaricare lo stress. La bugia impegna. La
vecchia ne richiede di nuove. Il contraltare ha fame di vergini sacrificali. La
bugia si beve. Alla spina. Alla cieca. E quando viene al pettine, è meglio fare
dietrofront. O si strappa tutto.
la bugia, aiuta a SOPRAVVIVERE, ma non deve essere NERA, ma grigia, così il "dietrofront" è plausibile.
RispondiEliminail bugiardo, cita il proverbio, deve avere la mente "fine"