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giovedì 8 luglio 2010

Pagina 80

Fra le pozzanghere di pioggia e l’acqua gettata dai venditori delle bancarelle, per terra c’era un pantano. Per fortuna avevo i pantaloni corti: l’aria era fresca, ma perlomeno non mi sarei sporcato. Non potevo stare troppo tempo in giro, ma quello era l’ultimo pomeriggio che passavo col mio amico del cuore e non volevo tornare a casa. Fermo a una bancarella c’era Don Michele, ci avvicinammo per sentire che cosa stesse comprando. 
"Due calamari, bei grossi." 
"Comme le avit à checenè, Don Michè?"
"Ripieni. Al forno."
"Allora vi do quei buoni, già puliti."
Calamari ripieni, uno dei miei piatti preferiti, pensai. Don Michele ci vide e ci salutò, ricambiammo e ci allontanammo abbandonando il mercato. L’odore di pesce andò attenuandosi solo due isolati dopo, si era alzato un fresco grecale. 
"Anch’io da grande voglio fare il prete" dissi con decisione. 
"Perché?" chiese Enrico stupito. 
"Tutti trattano bene i preti e poi loro non si sposano. Cioè si sposano con Dio e Lui non si ammala e non si arrabbia mai."
"È vero, ma non ci sono preti femmina e le suore non mi piacciono perché si vestono male, portano sfortuna e non escono la sera" concluse secco Enrico.

(foto di Manolo Di Pino)

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