In attesa del #GOAL, di martedì in martedì risponderò volentieri alle vostre curiosità postando qualche estratto del romanzo in corsa per la pubblicazione con la casa editrice Bookabook.
Donatella: Mentre leggevo l'anteprima mi sono tornati in mente i momenti in cui giocavamo a mettere in scena le recite con tua sorella, in campagna da voi...
Quando
Marzia era piccola, capitava che la madre portasse lei e le sue
amichette in quella campagna. Nascondersi dietro gli alberi e
acquattarsi fra le piante di zucchine e di pomodori era
divertentissimo: a fine giornata, le bambine erano sporche di terra e
profumate di sole. La piattaforma di cemento sulla quale Antonio
parcheggiava il camion e il trattore prima di inoltrarsi nel fondo,
era l’unico punto di tutta la campagna in cui erano libere di
riposarsi. "Aria!"
gridavano prima di crollare al suolo ansimanti. La parola sospendeva
i giochi dando loro la possibilità di allacciarsi le stringhe, bere
un po’ d’acqua o disinfettare un ginocchio sbucciato senza essere
squalificate.
“Perché
aria?”
si era informato un giorno suo padre mentre cercava un paio di
forbici sotto il sedile del camioncino.
“È
una parola magica” gli aveva risposto la figlia “la dici quando
devi riprendere fiato, ma non vuoi smettere di giocare. Vuoi
provare?”
L’uomo
si era fermato un attimo, come per rifletterci su, e poi si era
allontanato lasciando la figlia seduta sulla piattaforma impolverata.
“Magari
un’altra volta.”
“A
papà non piace giocare?” aveva chiesto la piccola Marzia alla
madre.
“Gli
piace più lavorare” le aveva risposto lei con onestà.
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