In attesa del #GOAL, di martedì in martedì risponderò volentieri alle vostre curiosità postando qualche estratto del romanzo in corsa per la pubblicazione con la casa editrice Bookabook.
Sebastiana: Ad un autore non chiedo se nella sua opera c'è qualche elemento autobiografico; mi sembra banale ed inutile. Siamo sempre noi stessi in qualunque nostra espressione, in ciò che facciamo e creiamo...
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Sebastiana: Ad un autore non chiedo se nella sua opera c'è qualche elemento autobiografico; mi sembra banale ed inutile. Siamo sempre noi stessi in qualunque nostra espressione, in ciò che facciamo e creiamo...
Mancava
ancora una vita all’ora di pranzo e Antonino moriva di fame. Il
profumo della frittura gli provocava le allucinazioni: non poteva
restare in casa. Quando
la dispensa era vuota o inaccessibile, Antonino si incontrava con
Mauretto, il suo amico di scorribande, per andare a rifornirsi di
frutta direttamente dagli alberi dei contadini del paese. La
primavera precedente, colto in flagranza di reato dal proprietario di
un ciliegeto, Antonino aveva finto di fare la cacca sotto l’albero
che aveva appena saccheggiato, e se ne era andato indisturbato con le
tasche piene: la trovata lo aveva fatto diventare un eroe agli occhi
dei bambini di tutto il quartiere Colalazie, soprattutto a quelli
verde oliva della bambina più bella che Antonino avesse mai visto in
vita sua, Nina Amoruso, la sua fidanzata. Nonostante una golosità da
competizione, il bambino le regalava sempre il pezzo forte della
refurtiva. Il frutteto che Antonino e Mauretto prendevano più spesso
di mira era quello di Mèst Pepp’:
il contadino con la pancia a forma di mellone
e il muso da maiale, che aveva un fazzoletto di terra appresso al
rione Losapio.
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