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lunedì 10 gennaio 2022

Pubblica con noi



“Pubblica con noi” 

“Hai un manoscritto nel cassetto?” 

“Cerchiamo nuovi autori”


Sui social e in rete circolano tantissime grafiche, più o meno accattivanti, che fanno luccicare gli occhi alle/agli esordienti: attenzione! Macchine da scrivere d’antan, piume d’oca intinte in calamai vintage e panorami aspirazionali il più delle volte sono specchietti per allodole.


Ne ho scelto e modificato uno ics per parlare di un concetto semplicissimo: scrivere non è un HOBBY, è un mestiere. Spesso originale, sovra o sottostimato, creativo, marchettaro, modaiolo ma pur sempre un lavoro, e come tale va rispettato, almeno quanto gli altri. Ça va sans dire, si deve ricevere un compenso a fine corsa.


Cosa c’è di tanto tanto sbagliato nelle politiche  aziendali degli editorucoli da strapazzo?


1. Dare per scontato che se una/un esordiente ha un racconto/romanzo/progetto nel cassetto sia disposto a pagare pur di veder pubblicata la sua opera. Scrivere bianco su paesaggio che l’invio e l’eventuale selezione è GRATIS, implica il dato di fatto che QUESTO editore non si fa pagare, ma che la prassi/normalità lo preveda. 


2. Sperare che una/un esordiente “ringrazi e vada avanti” sottoscrivendo un contratto di cessione (talvolta parziale) di diritti d’Autore, ricevendo al posto di un pagamento anche irrisorio ma reale – in genere diritti d’Autore anticipati – uno “sconto Autore” per poter acquistare copie del SUO romanzo/antologia/silloge a un prezzo conveniente. Capite bene che, a conti fatti, la differenza fra queste CE e le EAP è davvero minima. 


3. Approfittare dell’inesperienza delle/degli esordienti, che purtroppo ignorano il passo successivo: una volta pubblicato – magari senza editing e con una copertina pietosa – il loro romanzo/racconto/poesia non sarà pubblicizzato (se non dall’Autrice/Autore sui suoi canali), non sarà distribuito nelle librerie (se non dall’Autrice/Autore nella libreria sotto casa) e, nel caso vendesse qualche copia, l’esordiente non beccherà un centesimo di royalties poiché ha ceduto il suo diritto d'Autore all’editore in compensazione delle spese di produzione supportate da quest'ultimo.


Come dovrebbe andare allora?


Una CE seria legge i manoscritti gratis, sceglie quelli sui quali desidera investire del denaro (perché li ritiene validi o perché pensa possano vendere: fatti suoi), e chiede all’Autrice/Autore di lavorare insieme all’editing finché il romanzo/racconto/poesia non è pronto per andare in stampa e raggiungere le librerie nella tiratura che la CE ritiene proficua. A fine lavori, l’Autrice/Autore riceve un contratto con una scadenza relativamente breve (5 anni sono sufficienti a stabilire se la collaborazione fra le parti ha soddisfatto tutti) e, se non ha ricevuto diritti d’Autore anticipati, aspetta all’incirca un anno per ricevere la rendicontazione delle royalties e fatturare quanto gli spetta. Normalmente dal 6 al 10% sul titolo di copertina. Tasse escluse.


“Non puoi pensare di vivere di editoria in Italia” 

“Di cultura (e di diritti d’Autore) non si campa”

“Devi fare almeno un altro lavoro”

“Ho troppe spese, ti pagherò quando avrò recuperato le uscite”


Se una CE ti dice una qualsiasi fra queste frasi, mollala: pochissimi editori fanno ANCHE un altro lavoro, anche se molti di loro dovrebbero cercarsene uno che non li faccia sembrare magnaccia: chi non ha soldi da investire sull’editoria di qualità e si barcamena spiumando le/gli esordienti dovrebbe chiudere baracca.





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