Sarà
che sono nata in Italia. O che sono meno zen di un uovo di gallina.
Oppure che non ho mai trovato un maestro che mi abbia insegnato un
metodo a prova di irritazione. Ma anche chi-se-ne: i motivi sono
sopravvalutati. Di fatti, carteggiare è la sola forma di meditazione
che la mia mente accetti.
Grossa.
Media. Fine. Finissima. Levissima.
La
carta abrasiva è qui ed ora.
Ovviamente
ci sono dei sistemi veloci e anti-tendinite per carteggiare bauli,
scale, porte ecc.: le levigatrici, per dirne una. Ma è un po' come
per i Fonzis: se non ti spezzi le unghie godi solo a metà.
Se
è vero come è vero che il lavoro nobilita (molti) uomini, il lavoro
manuale e da uomo esalta tantissime donne. Ferramenta, colorifici,
falegnamerie, calzolai, corniciai, mercatini, Paradisi della Brugola
e Purgatori del rifiuto riadattabile: osservatevi intorno quando
capitate in questi luoghi mistici. Le donne che meditano carteggiando
le riconoscete dalle macchie di vernice sui gomiti, dallo sguardo
lontano e da una serenità magari solo apparente, ma contagiosa.
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