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mercoledì 2 dicembre 2015

Carteggi



Sarà che sono nata in Italia. O che sono meno zen di un uovo di gallina. Oppure che non ho mai trovato un maestro che mi abbia insegnato un metodo a prova di irritazione. Ma anche chi-se-ne: i motivi sono sopravvalutati. Di fatti, carteggiare è la sola forma di meditazione che la mia mente accetti.

Grossa. Media. Fine. Finissima. Levissima.
La carta abrasiva è qui ed ora.

Ovviamente ci sono dei sistemi veloci e anti-tendinite per carteggiare bauli, scale, porte ecc.: le levigatrici, per dirne una. Ma è un po' come per i Fonzis: se non ti spezzi le unghie godi solo a metà.

Se è vero come è vero che il lavoro nobilita (molti) uomini, il lavoro manuale e da uomo esalta tantissime donne. Ferramenta, colorifici, falegnamerie, calzolai, corniciai, mercatini, Paradisi della Brugola e Purgatori del rifiuto riadattabile: osservatevi intorno quando capitate in questi luoghi mistici. Le donne che meditano carteggiando le riconoscete dalle macchie di vernice sui gomiti, dallo sguardo lontano e da una serenità magari solo apparente, ma contagiosa.

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