La Moda del Pentimento

“Sockola” from Tack At by Umberto Nicoletti&Elenia De Pedro

Mi pento e mi dolgo dei miei peccati. E poi vado in pace, come mi hanno detto di andare. Mi pento ed esigo perdono, perché sono un buon cristiano: il perdono è un mio diritto. È scritto da qualche parte. Violento, sfiguro con l'acido, getto una donna in un fiume, do solo qualche calcio alla mia fidanzata, picchio i bambini, rubo, mento, non ascolto le voci ma ascolto le vocine nel mio cervello: è vero. Ma poi mi pento, sinceramente, e vi tolgo la possibilità di odiarmi. Pentiti con me, vedrai la sensazione di benessere che si prova. Pentiamoci insieme, al mio tre, come se non esistesse uno ieri. Come se ieri fosse stato un bel sogno. O un brutto incubo. Da dimenticare. Uno, due, tre: fatto. Mi pento e confino i miei peccati nel calderone comune, quello che ribolle continuamente, e che trasforma le colpe di tutti in esalazioni maleodoranti. Ma non abbastanza asfissianti. Non volevo: fattelo bastare. Non credevo: credimi. Non pensavo: non lo faccio mai. Non hai capito: sei uno stupido. Ma mi pento, con tutto il cuore. Nessuno è giudice. I giudici sono corrotti: mica vuoi essere un corrotto, tu. Allora non giudicarmi. Siamo tutti uguali di fronte alla legge del pentimento. Del perdono. Dell’errore in buona fedina. La mia è pulita. La tua non lo so. Davvero vuoi scagliare la prima pietra? Proprio tu? Non farmi ridere: commetterei un peccato, forse, e io sono una persona per bene. Capace di un pentimento sincero e totale. Il Papa manda in esilo un vescovo pedofilo, a espiare. Poi lo perdonerà. Molestare i bambini sì che è un peccato. Non certo il mio. E ora scusa, devo andare. In pace. Ti aspetto.