La Dea Flora |
Da bambina mi piaceva la magia.
Io e la mia amica del cuore eravamo certe di essere
speciali. Di avere dei poteri.
Lei, la mia amica delicata, sapeva anche chi glieli aveva conferiti, quei
poteri. Era stata la Dea delle Dee. Un essere bellissimo ed etereo coi capelli
sottili e biondissimi avvolto in una tunica bianca. Più o meno un classico.
Contaminata da Lulù e dal suo fiore dei sette colori, io scelsi come musa la
Dea Flora. Chiunque fosse. Nei cartoni animati di quand’ero piccola, le
ragazzine timide e un po’ goffe come me, avevano dei poteri che le rendevano
migliori. Più grandi. Più belle. Più capaci. Anche io e la mia amica del cuore
volevamo essere così. Lei per sfuggire alle botte del padre e dei fratelli, e
io per difenderla da quelle stesse botte. Ma non solo. Avevamo più desideri da
esprimere che pori sulla pelle. Staccavamo le antenne alle radio per farne
bacchette magiche tascabili. Attaccavamo cuori di plastica a polsini di spugna.
Facevamo intrugli mescolando detersivi, lozioni e cosmetici sperando che
potessero esplodere. Aggiornavamo i nostri diari con formule segrete
scopiazzate e reiventate. Io cercavo di alimentare la fiducia nella magia della
mia amica, e lei facevo lo stesso per me. Inventavamo sogni, visioni, finte
tracce da seguire, codici,
messaggi delle due Dee. Volevamo crederci con tutte le nostre forze. Senza
farlo sapere a nessuno, ovviamente. Era il nostro segreto, la magia.
Una domenica d’estate, mentre la mia famiglia al completo
si era riunita in campagna per pranzare all’aperto, al posto della solita
recita o scenetta, io e i miei cugini organizzammo uno spettacolo di prestigio.
Io ero la maga ufficiale. Avevo imparato dei trucchi dalla Settimana
Enigmistica di mia mamma. Uno dei giochi consisteva nello svuotare una scatola
di fiammiferi del suo contenuto con un semplice gesto. Non so se per farmi
contenta o perché il gioco mi fosse riuscito particolarmente bene, ma i miei
parenti applaudirono. Poi, d’un tratto, la sorella più giovane di mio padre mi
smascherò. Anche lei comprava la Settimana Enigmistica e, evidentemente, non si
limitava a riempire i cruciverba. Se la leggeva. Mia madre e le mie zie la
sgridarono. Per la prima volta, sentii la mia mascella indurirsi. Lo spettacolo
fu interrotto e io me la svignai nella terra. A piangere.
È triste quando la magia finisce perché, di colpo, ti
scordi i segreti che ti aveva confidato.
ottimo racconto.
RispondiEliminanel dubbio, ti consiglio questo: http://www.anobii.com/books/Il_risveglio_della_Dea/9788879721424/01598d1be6fbb7ec3b?shelf=1#
nel dubbio...
:)
anche troppo! ;)
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