I giornalisti aspettano il modello di punta della sfilata Forrester. Jacquie annuncia Brooke, una, due, tre volte, ma la modella se l’è data a gambe, preda di una brutta crisi di nervi - e di coscienza - con tanto di allucinazioni e urla. Se solo avesse saputo che ai telespettatori non frega assolutamente niente di ciò che ha fatto in vent’anni di soap per arrivare dov’è: noi volevamo vederla sculettare in lingerie sexy, addobbata come una ballerina di Rio. Niente altro.
Alzi la mano chiunque abbia voglia di uscire dall’anonimato. Escano dall’angolo le pretendenti alla celebrità: è arrivato il momento di saltare sulla passerella per sfilare, non per passare il mocio. Brave così: su e giù lungo il palco, qualche pausa ambient per rallentare l'epilogo, sguardi statici ed estatici per assorbire i flash senza sbattere le palpebre e un inamidato sorriso whitening mentre si percorre la pedana di lancio illuminata dai fari della ribalta. Il red carpet è il sogno della gente comune che fantastica di ancheggiare come le star per farsi ammirare, per creare tendenza & dipendenza ed essere La vetrina. Basta superare la paura di cadere dai tacchi a spillo, il timore di inciampare nello strascico e l’ansia di avere gli incisivi macchiati di rossetto mentre si ammicca nell’obiettivo della telecamera, e il gioco è fatto. D’altronde, non ci vuole una laurea per mettersi in mostra, ciò che serve è un pizzico di originalità e di coraggio: gridare un paio di vaffanculo in tv (a chi non importa tanto dove cadono, cadono bene), posare per un servizio fotografico senza veli in cerca di uno sponsor, prendere a esempio la famosa vittoria di Napoleone a Waterloo, picchiare qualcuno per le sigarette o per difendere la popolarità del proprio blog… roba così ché anarchici si diventa quando scegliere è una fatica. Viviamo in un momento storico in cui è più facile fare assonanze che rime e che permette e giustifica tutte le licenze poetiche che ci passano per la capoccia. E poi, in fondo in fondo, siamo tutti belli, bravi e originali, e meritiamo tutti un’occasione, un attimo di notorietà. Se ci pensate un po’ su, un motivo per emergere vi verrà in mente di sicuro.
Ma ciò che è davvero importante è il DOPO. Non pentirsi mai delle proprie scelte, dei compromessi, dello sputtanamento, della pubblicità gratuita e ignobile che ci siamo fatti per raggiungere l’Olimpo, ché tanto il pubblico che ci osserva è come quello delle soap e tende a scordare il passato e le bassezze: non aspetta altro che la prossima puntata.
ma cmq sta male la signorinella la eh!
RispondiEliminanon capisco un pò di cose:
uno:anch'io mi sveglio con la faccia sventrata la mattina e ho gli stessi effetti di sfocatura radiale photoshop sul viso, ma non è che mi metto ad urlare così!
due: man mano che l'odio per se stessa andava in crescendo, si spogliava sempre di più, era l'ultimo che aveva addosso il modello di punta?
tre: perchè il suo odio non è stato così profondo da rimanere totalmente nuda?
quattro: perchè ridge l'ha ricoperta con un tappeto persiano? noi volevamo ancora vederla così!
cinque: è più faticosa l'anarchia o le scelte?
:)
1. è l'abitudine. l'abitudine aiuta. brooke non è abituata.
RispondiElimina2. considerata la mutanda ascellare, spero di no. non tanto per lei, per la forresteria creativa!
3. perché LEI è amore.
4. non era persiano, era volante.
5. l'anarchia se è una scelta.
w la grappa al ginseng che apre i pori della mente :)
Bellissima Bruk fotoscioppata ieri, ma io sono stata anche tanto colpita dal completino di Donna, con il baby doll modello paralume e le autoreggenti di pizzo a dita nude che neppure Barbie Battona oserebbe mai indossare. La Marone deve avere un concetto tutto suo del termine "elegante" (o forse aveva detto "elefante" e io ho capito male???).
RispondiEliminaIla
secondo me il concetto è "legante". :)
RispondiEliminal'effetto rotatorio photo booth è stato un bel momento... anzi... potremmo...