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sabato 31 ottobre 2020

La regina di Halloween


C'era una volta un re, diranno i miei piccoli lettori. No, c'era una volta una regina, ed era nera e famelica, anche all'inizio di questa storia.

Prima di diventare regina si chiamava semplicemente Pece ed era una volpina talmente minuscola che doveva fare attenzione ai falchetti che spesso e volentieri la scambiavano per un succulento leprotto nero. Ma gli uccelli rapaci non erano i soli ad avere le idee confuse sulla volpina, e tutti i predatori se la volevano pappare.

In città non ci sono falchetti o altri predatori, direte voi. Esatto, ma Pece viveva in campagna con una famiglia umana che le voleva bene e Petrus, un meticcio gigante, con le orecchie da pipistrello e un olfatto da segugio. In campagna si sa, ci sono falchi, serpentelli, faine e ratti. E i ratti non sentono ragioni. 

Qualche tempo prima, il fattore della campagna vicina aveva sparpagliato golose bustine azzurre negli anfratti della sua proprietà. Quei sacchettini misteriosi profumavano di emmental e camembert, di taleggio e di mascarpone, di parmigiano e scamorza: era impossibile resistergli. Il re e la regina dei ratti non potevano sapere che quei fagottini odorosi erano anche velenosi, e ne portarono una grande scorta nelle infinite dispense dei topi i quali ne mangiarono e ne morirono in grande numero, reali inclusi.

- Abbiamo subito bisogno di una nuova regnante - disse un giorno il governatore dei ratti che non era mai stato bravo a dare ordini.

- Perché? - gli chiesero. 

- Perché domani è Halloween e le vie della città saranno piene di dolcetti cascati in terra, di carte di caramelle farcite di granelli di zucchero, di scaglie di cioccolata al latte e di torroncini sbriciolati: ci serve qualcuno che coordini i turni, che decida come allestire la dispensa e che punisca gli avidi. Era capitato, infatti, che alcuni ratti rubacchiassero per loro stessi invece che per la comunità. Pazzesco.

- E dove la troviamo una nuova regina? - chiesero i topi al governatore.

- Lo vedrete! - rise il rattone.

Fu così che i topi rapirono Pece, e lo fecero in modo talmente fulmineo, silenzioso e professionale che nemmeno il super udito di Petrus li sentì quando zampettarono dentro casa dalla finestra, innalzarono la volpina addormentata e se la portarono via, sparendo nei meandri del loro mondo sotterraneo.

Quando si svegliò, Pece non poteva credere di essere stata rapita dai topi: non si era mai accorta di avere il sonno così pesante! Era arrabbiata, certo, ma era anche stata eletta regina, e quale femmina non sogna di diventare reginetta? Pece no di certo, ma sapeva che i ratti avrebbero creduto a quella sciocchezza. Sì, i ratti credono a ogni fandonia, non lo sapevi? La volpina ne avrebbe approfittato per escogitare un piano di fuga, e pazienza se ci avrebbe messo del tempo. In realtà, dopo mezza giornata passata nel sottosuolo, Pece aveva già perso la pazienza: là sotto era una vera noia. La volpina aveva bisogno del sole, aveva nostalgia delle lucertole che inseguiva, voleva correre e scavare, aveva sete e fame... dare ordini era stato impegnativo, i ratti se ne erano andati in città e il suo stomaco gorgogliava. Avrebbe forse dovuto mangiarsi un topolino? 

Chissà che sapore hanno, si chiese leccandosi i baffetti.

Nel frattempo, Petrus, il cane color crema, cercava la sua amica di scorribande e leccatine: senza Pece, dare la caccia alle serpi e terrorizzare le tortore era molto meno divertente. E così, senza perdersi in ulteriori annusate, Petrus iniziò a scavare. Scelse un punto qualsiasi perché l'odore della volpina era su tutti i cespugli, sulle ruote del trattore e delle biciclette e fra i gerani in fiore: Pece faceva la pipì proprio dappertutto!

Il cane dalle enormi orecchie appuntite si diede da fare per tutto il giorno, e quando il sole tramontò e la luna fu alta nel cielo aveva scavato un tunnel di oltre cento metri. A un certo punto, quando iniziava a temere di essersi perso, il terreno sotto le sue zampe da cervo crollò e si ritrovò nel covo dei ratti, proprio davanti al trono reale.

- Petrus! - abbaiò Pece. - Come hai fatto a trovarmi? 

- Ho scavato.

- Avrai fame. Posso offrirti un topo? Ci sono solo i piccoli, i grandi sono via per lavoro.

- Io mangio solo croccantini inumiditi con quattro cucchiai di paté di carne, ma non di ratto, credo. I topi mi fanno schifo perché portano le malattie.

- Davvero? Io ne ho mangiati tre, dici che mi sono presa qualcosa?

- E che ne so? Io scavo, non sono un dottore di cani.

Pece e Petrus ritornarono in superficie proprio mentre i ratti tornavano dalla loro razzia cittadina: ogni topo aveva in testa o sul groppino una caramella, un candito o un cioccolatino; quegli ingordi avevano di che rimpinzarsi per molte lune.

- Me ne vado. Il sottosuolo non fa per me e poi il mio amico mi ha detto che mangiarvi è pericoloso - disse loro Pece.

- Hai mangiato qualcuno di noi? - si spaventò il governatore.

- Sì, tre topini piccoli e succosi.

- Sei la regina peggiore del mondo! - urlarono i ratti in coro.

- Siete voi che l'avete eletta - si intromise Petrus. - I cani non dovrebbero comandare i topi. Il nuovo re potresti essere tu - disse infine e al governatore.

I ratti capirono che il cane color crema era più saggio di quello che pensavano e fecero sedere il governatore sul trono reale.

- Permettetemi di omaggiarvi con una fetta di torta al cioccolato - disse il nuovo re a Pece.

- Lo zucchero e il cioccolato sono veleno per noi, potremmo morirne - disse la volpina assottigliando i suoi occhietti sospettosi. Scommetto che lo sapevi benissimo pensò fra sé e sé.

L'indomani, durante la passeggiata mattutina fra i cavoli e le cipolle, Petrus sgridò Pece.

- Non credo sia stata una buona idea mangiarti il nuovo re dei ratti.

- Il saggio sei tu, non io.

- Hai mal di pancia?

- Per niente. E nemmeno un po' di vomitino.

- Vorrà dire che assaggerò un topo anch'io: è proprio vero che nella vita non si finisce mai di imparare.




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