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lunedì 16 settembre 2019

Terravecchia Festival 2019





Era un tardo pomeriggio di agosto, la luce del giorno era quasi svanita e i colori del tramonto avevano acceso il profilo di Pietramontecorvino.
Mamma! Guarda la faccia della chiesetta! disse la piccola Chiarina, che aveva cinque anni e indicava qualsiasi cosa, perché ogni cosa le sembrava interessante e curiosa. E molto. Tombini, farfalle, persone, fiorellini, gatti randagi, pietre, lumache, bicchieri. Secondo il suo cervello nuovo di zecca, tutto era speciale e meritava un commento. O una domanda. Mamma, perché oggi piove?, Perché sono caduta?, Mamma, perché sono piccola? Quando cresco?. In particolare, Chiarina provava una sorta di attrazione fatale nei confronti della chiesa dellAnnunziata che si trovava nel cuore di PortAlta, sulla via principale del paese, via che la bambina percorreva più volte al giorno, tutti i giorni. Fatale non nel senso di mortale – anche se gli anziani la chiamavano la Chiesa della Confraternita dei Morti! – ma nel senso di magico: la piccola era sicura che ci abitassero le fate. Ne era assolutissimamente certa dalla volta in cui aveva visto una dozzina di lucciole illuminarne la lunetta maiolicata sul portale. Quando ci passava davanti, con la mamma o con la zia, si lasciava travolgere da uneuforia bizzarra e concitata. Col papà si tratteneva, ma solo perché luomo non le dava corda, e ai bambini la corda serve: ci saltano.
Bella, bella. Le fate adesso saranno sedute a tavola: lo sai che mangiano presto e che poi se ne vanno a dormire... ma solo dopo essersi lavate i denti, senza fare capricci. Manuela, la giovane mamma di Chiarina, non laveva davvero guardata, la chiesetta: sua figlia gliela mostrava almeno due volte al giorno, saltellando sui piedi come un grillo.
Nooo. Non stanno mangiando. Guarda la faccia! Oggi è spaventata: secondo me qualcosa le ha fatto paurissima disse la bambina. Secondo Chiarina, la chiesa in via Cavour cambiava espressione ogni giorno, anzi... più volte al giorno.


Entriamo? Solo un secondo piccolissimo! Dai mamma, andiamo a controllare... E se qualche fatina ha visto un mostro? Perché esistono i mostri, mamma?domandò agitandosi.
Chiarina aveva i codini flosci: i suoi capelli dangelo, sottili come fili di seta, sfuggivano agli elastici rosa. La madre controllò lora: prima o poi avrebbe dovuto accontentarla. E poi, la cena era già pronta, il marito non ancora rientrato ed era parecchio tempo che non entrava in quella chiesetta.
Va bene sospirò, ma solo cinque minuti.
Chiarina balzò in aria come un petardo e poi esplose in un gridolini euforico.
Ti voglio bene, mamma! esclamò con gli occhi a cuoricino.
L’interno della piccola chiesa era molto semplice, quasi scarno. Lunica navata culminava in un arco ogivale dove un grande crocefisso sembrava galleggiare nellaria. Chiarina corse verso laltare e si sedette nella prima fila di panche di legno, accanto a unanziana signora, sottile e curva, che sgranava un rosario con la testa coperta da un foulard nero.
Parli con le fatine? le domandò la piccola origliandone le litanie.
La vecchietta si segnò il petto e baciò il rosario, poi le rivolse uno sguardo inaspettatamente dolce e spensierato: .
Manuela raggiunse la figlia e la tirò a sé con garbo: “Non disturbare, Chiarina” le disse scusandosi con la vecchietta con lo sguardo.
Lanziana signora le restituì unocchiata gioviale: Manuela non laveva mai vista prima nonostante abitasse a Pietra da sempre.
Non vi inquietate, avevo finito” disse a entrambe.
Incoraggiata dalla frase gentile, Chiarina si mise una mano di fianco alla bocca e le sussurrò allorecchio: “Parlate tutti i giorni? Che cosa vi dite? La chiesetta oggi è spaventata perché si sono spaventate le fatine? Perché si sono spaventate? le domandò senza prendere fiato nemmeno una volta.
“Ci parlo solo quando vogliono loro: tengono un sacco di cose da fare. Quando è, mi dicono quello che sta da sapere sui bambini del paese: se ce ne sta qualcuno triste, loro mi dicono chi è e come aiutarlo. Le fatine sono amiche dei piccoli disse la vecchietta sistemandole un codino.
Hanno visto qualche mostro? Per questo si sono spaventate e la chiesetta ha la faccia di quando io ho paura dei mostri? fece la bambina. La mamma provò a tranquillizzarla: I mostri non esistono, Chiarina. Chi ti mette in testa queste stupidaggini?
La vecchietta si tolse il fazzoletto nero dalla testa e mostrò una chioma che, con la luce arancione della chiesa, a Manuela parve verdina.
I mostri esistono eccome, ma sono allergici alle fatine: appena sentono lodore della loro maggia iniziano a starnutire, si riempiono di bolle e se ne scappano. Chiarina pendeva dalle sue labbra. Quando tieni paura spalanchi gli occhi e la bocca. ora tu tieni proprio questa faccia: tieni paura?
No! esclamò la piccola con decisione.
Brava. E non ne devi tenere. Pure la meraviglia ti fa spalancare gli occhi e la bocca.
“Perché?”
“E chi lo sa! Forse qualcosa dentro alla testa e dentro al cuore ci dice che ogni cosa è speciale e che la dobbiamo osservare con attenzione. E respirare rispose la vecchietta rimettendosi il fazzoletto in testa. “Lo stupore è una cosa bella assai. La chiesa è così che si sente: meravigliata. Non spaventata. E sai perché? Chiarina scosse la testa e la signora proseguì: Perché ogni mattina e ogni sera, una bambina speciale la ricopre di attenzioni. E se sta una cosa che le fatine, che abitano i luoghi silenziosi come a questo, amano più dei bambini, sono i bambini che le cercano dappertutto.
Chiarina le diede un bacio sulla guancia scavata e rugosa, si alzò e abbracciò la mamma che salutò con un gesto della mano la vecchietta, imboccò la navata e uscì dalla chiesa mano nella mano della figlia.

Mamma, chi era quella vecchietta? domandò questultima dopo pochi passi. Una fatina rispose la madre prendendola in braccio e riempiendola di baci.

(La faccia è dedicato al Terravecchia Festival di Pietramontecorvino che ha ospitato In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo lo scorso 30 agosto.)

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