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martedì 13 settembre 2016

NUPDA_La donna dei romanzetti rosa


T-shirt by Lavinia Turra
La donna dei romanzetti rosa era lo specchio dei tempi. Perennemente insoddisfatta. Non faceva che piangere e flagellarsi. Si faceva mortificare e punire per sport. Era succube degli uomini: anche il più cesso fra gli Homo Bardus aveva la meglio su di lei. Era un maledetto caso umano. E solo perché nessuno se la filava. Si lagnava se il marito era più appassionato al pallone che alle sue tette. Se il fidanzato non se le scopava come una vacca qualsiasi. Se il matrimonio le impediva di ripassarsi intere squadre di calcio. Se il suo compagno andava a puttane invece di pretendere un pompino da lei. Si lamentava per partito preso, sentendosi continuamente sottovalutata. Sfornava figli come pagnotte, senza volerli, ritrovandosi poi a crescerli da sola.
Si sentiva obbligata a cancellare impronte, ad abbassare tavolette, a tirar su peli, a stirare e a cucinare per non vivere in un porcile. Faceva sogni a luci rosse perché le mancava il coraggio della pornostar. Era costretta a subire abusi, ad abbassarsi le mutande e a leccare culi per fare carriera. Frignava perché gli uomini erano troppo sporchi, puzzolenti, grassi, magri, pelati, capelloni, irsuti o poco curati: ne era ossessionata. La sua infelicità sessuale è stata così virale da invadere la narrativa umoristica, la poesia, il cinema, la musica: è stata un tormentone per decenni. Ma che dico? Per secoli! E ha rotto le palle.

(da "Neanche una parola d'amore" Meridiano Zero)




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