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sabato 18 luglio 2015

Riflessioni sulla commozione (non cerebrale)


Cristalli d'acqua

É un po che penso alla commozione. A questa défaillance che ritrae come sensibili ed etichetta come emotivi. Ci penso suppergiù ogni volta che qualcosa, inspiegabilmente e senza preavviso, mi commuove.

Secondo Wikipedia, la commozione “è un forte sentimento che provoca sconvolgimento (...) in situazioni che suscitano pietà, ammirazione, ansia, affetto o tenerezza (…) talmente intenso da innescare tremore, magone, lacrime e pianto.”

Una vibrazione incontrollabile, insomma.

Io mi commuovo sempre più spesso. Dei giorni basta un nonnulla, addirittura uno spot ruffiano tipo del Mulino Bianco (pre-Banderas e gallina) o della Barilla, per rendere l’immediatezza spiccia del fatto. Ormoni, età e bla bla bla.

Altri giorni, invece, in genere quando sono arrabbiata per qualcosa che mi blocca, la commozione ci mette più tempo a sorprendermi: in quei casi, serve un evento scatenante più dirompente, capace di scuotere più sensi contemporaneamente. Vista e olfatto. Udito e tatto. Gusto e immaginazione. Diciamo una comunicazione esterna meno mass-market e più di nicchia.

Pianto liberatorio e commozione sono ben diversi.

Il primo è innescato a furia di “ceffoni” virtuali, ossia spinte verbali perlopiù esterne: amici, amanti, familiari, esperti che ti autorizzano o istigano a “lasciarti andare”, perché “ti fa bene” e vedrai che “poi ti senti meglio”.

L’origine della seconda è pressoché misteriosa, personale e soggettiva, quindi molto più affascinante. In genere sale dal basso, tipo geyser, da un punto che si trova fra lo sterno e la gola, brucia la strada che percorre e fuoriesce, facendo sussultare e disarmando, almeno per un momento, persino il Mangiafuoco di turno.

La commozione è un dato di fatto, non unillazione.

Dato 1: come ha spiegato e dimostrato il ricercatore giapponese Masaru Emoto, l’acqua ha la capacità di assorbire e memorizzare le vibrazioni positive e negative che ci investono.

Dato 2: l’essere umano è composto dal 70% di acqua.

Provo a fare un’addizione.
Le lacrime sono concentrati di memoria irrazionale per nulla nozionistica. Ricordi di emozioni o eccessi di emozioni che hanno bisogno di andarsene da corpi ormai saturi di quella stessa emozione. Magari per raggiungere qualcun altro, chissà.

Chi permette che una canzone, una risata, una parola gentile, una scena, un gesto coraggioso o un applauso guadagnato gli inumidiscano gli occhi sa liberarsi di un’emozione che, altrimenti, diventa accumulo. Sa commuoversi.

Chi ha smesso dovrebbe ricominciare.

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