Cristalli d'acqua |
É
un po’
che penso alla commozione. A questa défaillance
che ritrae come sensibili ed etichetta come emotivi. Ci penso
suppergiù ogni volta che qualcosa, inspiegabilmente e senza
preavviso, mi commuove.
Secondo
Wikipedia, la commozione “è un forte sentimento che provoca
sconvolgimento (...) in situazioni che suscitano pietà, ammirazione,
ansia, affetto o tenerezza (…) talmente intenso da innescare
tremore, magone, lacrime e pianto.”
Una
vibrazione incontrollabile, insomma.
Io
mi commuovo sempre più spesso. Dei giorni basta un nonnulla,
addirittura uno spot ruffiano –
tipo del Mulino Bianco (pre-Banderas e gallina) o della Barilla, per
rendere l’immediatezza
spiccia del fatto.
Ormoni, età e bla
bla bla.
Altri
giorni, invece, in genere quando sono arrabbiata per qualcosa che mi
blocca, la commozione ci mette più tempo a sorprendermi: in quei
casi, serve un evento scatenante più dirompente, capace di scuotere
più sensi contemporaneamente. Vista e olfatto. Udito e tatto. Gusto
e immaginazione. Diciamo una comunicazione esterna meno mass-market e
più di nicchia.
Pianto
liberatorio e commozione sono ben diversi.
Il
primo è innescato a furia di “ceffoni” virtuali, ossia spinte
verbali perlopiù esterne: amici, amanti, familiari, esperti che ti
autorizzano o istigano a “lasciarti andare”, perché “ti fa
bene” e vedrai che “poi ti senti meglio”.
L’origine
della seconda è
pressoché misteriosa, personale e soggettiva, quindi molto più
affascinante. In genere sale dal basso, tipo geyser, da un punto che
si trova fra lo sterno e
la gola, brucia la strada che percorre e fuoriesce, facendo
sussultare e disarmando, almeno per un momento, persino il
Mangiafuoco di turno.
La
commozione è un dato di fatto, non un’illazione.
Dato
1: come ha spiegato e dimostrato il ricercatore giapponese Masaru Emoto, l’acqua
ha la capacità di assorbire e memorizzare le vibrazioni positive e
negative che ci investono.
Dato
2: l’essere umano è composto dal 70% di acqua.
Provo
a fare un’addizione.
Le
lacrime sono concentrati di memoria irrazionale per nulla
nozionistica. Ricordi di emozioni o eccessi di emozioni che hanno
bisogno di andarsene da corpi ormai saturi di quella stessa emozione.
Magari per raggiungere qualcun altro, chissà.
Chi
permette che una canzone, una risata, una parola gentile, una scena,
un gesto coraggioso o un applauso guadagnato gli inumidiscano gli
occhi sa liberarsi di un’emozione che, altrimenti, diventa
accumulo. Sa commuoversi.
Chi
ha smesso dovrebbe ricominciare.
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