(Postato sul blog di "Grazia")
Lo stereotipo femminile che voglio scomporre in questo gioco delle  etichette affibbiate alla carlona è la Donna Rossa alla quale,  d’anticipo, porgo la mia più sincera solidarietà. La Rossa – che, per  comodità, d’ora in avanti definirò LR – è vittima di luoghi comuni,  false ovvietà e preconcetti oltre ogni limite. Assolutamente fuori  controllo. La prima leggenda metropolitana da sfatare è fra tutte la più  sconcertante e contraddittoria poiché ritrae LR come una passionale  e vorace femme fatale. L’identikit calza a pennello se ci si  riallaccia al dipinto della lussureggiante Rita Haworth nei panni della  focosa Gilda oppure alla stagione cremisi di Nicole Kidman o, ancora,  alla sempreverde seppur vermiglia Jessica Rabbit ma, frana rovinosamente  se lo si estende all’universo delle rosse: definire concupiscenti Sara  Ferguson o Rita Pavone mi sembra un tantino azzardato. In questi casi,  direi esemplari, l’appellativo riservato è un filo meno sexy rispetto a  quelli prenotati dalle valchirie dedite alla sessomania più sfrenata: pel  di carota. Che ingiustizia è questa? Se il colore dei capelli  detta legge, che l’editto sia paritario per tutte e, invece, niente: la  legislatura proprio non ce la fa a rispettare le uguaglianze. Ma vi dirò  di più: c’è addirittura una bizzarra convinzione popolare per  cui LR avrebbe un sapore particolarmente dolce, ma non credo  che la cosa sia degna di essere ulteriormente approfondita ché tanto di  scempiaggini da sciorinare ce ne sono pure troppe…  Prendiamo a campione i famigerati detti proverbiali, per esempio. Non  si sa chi li abbia dettati, né a chi, né quando ma, tuttora, molti  aforismi sono radicati nelle teste di tre generazioni abbondanti. Il  miglior rosso gettò il padre nel pozzo. Quindi LR – e anche i  rossi, per l’esattezza – sarebbero delle bestie patricide. Rosso  malpelo. Cattivi dalla testa ai piedi senza remissione  della pena. Il ciel ci guardi dalla tosse – e okay – dal  verme di finocchio – ci può stare – da quelli con un solo  occhio – già qui la sentenza traballa… – e da quelli con il  pelo rosso. E dagli! Che cosa ci sarebbe di così demoniaco in  Richie Cunningham? Ve l’immaginate una puntata di Happy Days in  cui il timido pel di carota – e scusate se è poco – svela la sua natura  animalesca sventrando mamma Marion o facendo a pezzi con la motosega  Fonzie? Io no.
Ma torniamo a bomba. Non c’è scampo: neanche essere più mansueta di un  agnellino cloroformizzato basterà a debellare la credenza che LR sia una  donna bizzosa e viziata. Presentare LR a un uomo non è  cosa semplice: le classiche frasi fatte che, in genere, spianano la  strada e spiegano i fatti, in questo frangente non sono sufficienti:
“Vorrei farti conoscere Anna. Ti piacerebbe: è esattamente il tuo tipo”
“Uhm, non so. Com’è?”
“Molto simpatica”
“Quindi un cesso?”
“No! È carinissima! Ha dei bellissimi capelli rossi…”
“Ahia”
Ma chiedigli se ne ha abbastanza da passarci dentro le dita, se sono  morbidi, se profumano, non il colore! Possibile che gli uomini si  lascino infinocchiare e/o abbagliare anche da una tinta e da quattro  meches? Si sono perfino investiti dei soldi – dei contribuenti! – per  dimostrare con studi scientifici che LR sarebbe uno strano essere.  Alcuni ricercatori avrebbero trovato un ricettore nel cervello, la  melacortina, responsabile – tra le altre cose – della cocciutaggine  delle chiome fulve: sembrerebbe che, in sala operatoria, LR  necessiti del 20% di anestetico in più per addormentarsi. Il  condizionale la dice lunga: non è stato difatti provato un bel niente a  parte che, a volte, gli scienziati dovrebbero ridimensionare, per lo  meno in quantità, la visione di film porno. Dimmi di Grazia.

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