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lunedì 7 giugno 2010

La Rossa

 (Postato sul blog di "Grazia")

Lo stereotipo femminile che voglio scomporre in questo gioco delle etichette affibbiate alla carlona è la Donna Rossa alla quale, d’anticipo, porgo la mia più sincera solidarietà. La Rossa – che, per comodità, d’ora in avanti definirò LR – è vittima di luoghi comuni, false ovvietà e preconcetti oltre ogni limite. Assolutamente fuori controllo. La prima leggenda metropolitana da sfatare è fra tutte la più sconcertante e contraddittoria poiché ritrae LR come una passionale e vorace femme fatale. L’identikit calza a pennello se ci si riallaccia al dipinto della lussureggiante Rita Haworth nei panni della focosa Gilda oppure alla stagione cremisi di Nicole Kidman o, ancora, alla sempreverde seppur vermiglia Jessica Rabbit ma, frana rovinosamente se lo si estende all’universo delle rosse: definire concupiscenti Sara Ferguson o Rita Pavone mi sembra un tantino azzardato. In questi casi, direi esemplari, l’appellativo riservato è un filo meno sexy rispetto a quelli prenotati dalle valchirie dedite alla sessomania più sfrenata: pel di carota. Che ingiustizia è questa? Se il colore dei capelli detta legge, che l’editto sia paritario per tutte e, invece, niente: la legislatura proprio non ce la fa a rispettare le uguaglianze. Ma vi dirò di più: c’è addirittura una bizzarra convinzione popolare per cui LR avrebbe un sapore particolarmente dolce, ma non credo che la cosa sia degna di essere ulteriormente approfondita ché tanto di scempiaggini da sciorinare ce ne sono pure troppe… Prendiamo a campione i famigerati detti proverbiali, per esempio. Non si sa chi li abbia dettati, né a chi, né quando ma, tuttora, molti aforismi sono radicati nelle teste di tre generazioni abbondanti. Il miglior rosso gettò il padre nel pozzo. Quindi LR – e anche i rossi, per l’esattezza ­– sarebbero delle bestie patricide. Rosso malpelo. Cattivi dalla testa ai piedi senza remissione della pena. Il ciel ci guardi dalla tosse – e okay – dal verme di finocchio ­– ci può stare – da quelli con un solo occhio – già qui la sentenza traballa… – e da quelli con il pelo rosso. E dagli! Che cosa ci sarebbe di così demoniaco in Richie Cunningham? Ve l’immaginate una puntata di Happy Days in cui il timido pel di carota – e scusate se è poco – svela la sua natura animalesca sventrando mamma Marion o facendo a pezzi con la motosega Fonzie? Io no.
Ma torniamo a bomba. Non c’è scampo: neanche essere più mansueta di un agnellino cloroformizzato basterà a debellare la credenza che LR sia una donna bizzosa e viziata. Presentare LR a un uomo non è cosa semplice: le classiche frasi fatte che, in genere, spianano la strada e spiegano i fatti, in questo frangente non sono sufficienti:
“Vorrei farti conoscere Anna. Ti piacerebbe: è esattamente il tuo tipo”
“Uhm, non so. Com’è?”
“Molto simpatica”
“Quindi un cesso?”
“No! È carinissima! Ha dei bellissimi capelli rossi…”
“Ahia”
Ma chiedigli se ne ha abbastanza da passarci dentro le dita, se sono morbidi, se profumano, non il colore! Possibile che gli uomini si lascino infinocchiare e/o abbagliare anche da una tinta e da quattro meches? Si sono perfino investiti dei soldi – dei contribuenti! – per dimostrare con studi scientifici che LR sarebbe uno strano essere. Alcuni ricercatori avrebbero trovato un ricettore nel cervello, la melacortina, responsabile – tra le altre cose – della cocciutaggine delle chiome fulve: sembrerebbe che, in sala operatoria, LR necessiti del 20% di anestetico in più per addormentarsi. Il condizionale la dice lunga: non è stato difatti provato un bel niente a parte che, a volte, gli scienziati dovrebbero ridimensionare, per lo meno in quantità, la visione di film porno. Dimmi di Grazia.

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