Tengo a specificare che in questo post vivisezionerò il ritratto convenzionale della vera Bionda (ché a farsi una tinta son brave tutte), ripercorrendo la mia personale esperienza di vita e interazione col mistico mondo dorato. Esatto: mistico e celestiale, non esagero. Avrete sicuramente fatto caso che gli angeli sono tutti biondi; a parte il Michael di John Travolta che infatti beveva, era grasso e faceva le puzze. È un fatto. C’è poco da arrampicarsi sugli specchi: dalle favole alla tv, dal cinema alla leggenda, dal passato al futuro, per antonomasia, i biondi sono tutti buoni. E belli.
Ma i biondi non sono le bionde! Cambiando l’articolo, l’immaginario collettivo si trasfigura, surclassando la mera bontà…
Da bambina avevo un’opinione esageratamente alta della Bionda Naturale (di qui in avanti BN, come la targa di Benevento). Le mie icone di riferimento per quanto concerneva la bellezza femminile erano tutte biondissime e io, ingenuotta, ero certa che non fosse casuale: il colore paglierino doveva influire in qualche modo sulla magnificenza! Raffaella Carrà, Heather Parisi, Lorella Cuccarini erano – e sono tuttora – bravissime e splendide nelle loro tutine da ballo ed erano tutte… tinte. Ma c’erano anche le gemelle Kessler col loro Da Daumpa e Marilyn Monroe con Gli uomini preferiscono le bionde… ex brune anche loro. Niente. Tornando indietro con la mente non riesco a ricordarmi di nessuna BN. Un momento, c’era Shirley Temple! L’enfant prodige, la riccioli d’oro dello schermo: la odiavo. Era un personaggio talmente lezioso e intelligente da piacere solo al mio povero nonno settantenne: a pari merito io preferivo Lassie che almeno non mi provocava complessi d’inferiorità da nipote imperfetta. Ah, sì: amavo Olivia Newton-John. Ripensandoci, però, aveva una ricrescita scura paurosa: della serie il trucco c’è e si vede. Ci deve pur essere una BN intrappolata nelle mie reminescenze. Trovata: la Donna Bionica! Jaime Sommers non era solo naturalmente bionda (meglio darlo per scontato a questo punto) ma anche fighissima: un agente segreto al servizio del bene che evitava la violenza fine a se stessa in favore dell’astuzia, della sensibilità e di un’impressionante genialità. Una così sì che alza l’indice di gradimento: ha addosso parti elettroniche, è fortissima, velocissima e ci vede più di un’aquila con l’ipermetropia, ma usa il cervello. Fantastica. Nell’età dell’adoloescenza un increscioso episodio ha mutato la mia opinione sulla BN: si tratta di una storia scomoda, ma la sintesi servirà a chiarire – e a giustificare, almeno in parte – il mio passaggio dall’idolatria all’idiosincrasia. Per farla breve, lasciai il mio fidanzatino perché un’amica mi assicurò che lui voleva mollarmi per mettersi con una bionda. Scoprii troppo tardi che era una bugia. Feci la figura della bambinetta: un’atrocità se hai 13 anni. Ero caduta come una mosca cieca nella tela di quella tarantola che si professava mia amica, e lei era una BN, per giunta innamorata del mio fidanzatino, la maledetta. Da quel momento, per lungo tempo ho detestato l’intera categoria, lo confesso. Mi guardavo in giro e non potevo non associare la BN al mio truama personale, d’un tratto mi sembrava che la BN avesse lo spessore di una sottiletta: da sola non bastava neanche a farcire la tv che, per darle forza, era stata costretta ad affiancarle una co-protagonista. Da Striscia a Sanremo, non c’era più La Biondina, ma c’erano La Bionda e La Mora. Discriminandole, per un periodo ho addirittura collezionato barzellette su di loro. Tipo: “Che cosa significa 80 per una BN? 69 IVA inclusa” Poi però, crescendo, ho capito che una bionda non fa primavera, e che Mary Quant – creatrice della minigonna quindi degna di rispetto, a prescindere – si sbagliava affermando che
“avere denaro è come essere bionde: più divertente, ma non vitale”Perché essere bionde è come avere più denaro: ti diverti di più e poche chiacchiere. E allora, viva le bionde: alla spina o in bottiglia, non fa differenza purchè siano gelate al punto giusto. Dimmi, di Grazia.
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