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lunedì 7 giugno 2010

Il Maschiaccio

(Postato sul blog di "Grazia")

Insieme alla riccia, alla bionda, alla rossa e alla brunetta, in un ipotetico pentacolo divinatorio – che trae saggezza da proverbi demodé e detti stradetti e maledetti - a cui ogni vertice corrisponde uno stereotipo femminile, manca ancora una punta: il maschiaccio (per stringare il discorso, di qui in poi IM)…
Badate, non parlo di fattori caratteriali, né di un particolare modo di vestire o di parlare, ma semplicemente di capelli. Cari miei, questa è la fissa più tosta di tutte, non c’è scampo, prima o poi la frase fatta scappa e ci inciampiamo: se una ha un taglio di capelli corto è un maschiaccio, fine della fiera. Neanche una quarta di reggiseno o due gambe tornite e sode riusciranno a staccarle l’etichetta dalla nuca. Sembrerebbe che all’incirca 5.000 anni fa le egizie si rasassero completamente il cranio: all’epoca era un segno distintivo di nobiltà, raffinatezza ed eleganza. E allora com’è che nel settecento l’unico motivo per cui le donne sacrificavano le lunghe chiome era per debellare i pidocchi?
Quali modelli d’emulazione possiamo incolpare? Le Amazzoni? Le Valchirie? Le Charlie’s Angels? Ma il come e il quando non contano perché l’assioma ammette pochissime eccezioni: più lungo e fluente è il capello – magari senza toccare il pavimento – più alta sarà la carica sessuale ed erotica della donna. Di contro, più corto e naturale è, maggiore sarà la convinzione che la donna in questione sia gay. Pensate a Demi Moore, la “bella moracciona” interprete del Sodato Jane. Da donna aveva i capelli lunghi era mite e vittima del sistema poi, per una serie di motivi che non ricordo, le giravano le palle, si rasava la testa a zero, si allenava facendo le flessioni sui mignoli, strisciava nel fango, riusciva a scavalcare un muro altissimo e, da perfetta ufficiale e gentildonna, sporca e piena di steroidi, diventava rispettata e temuta come un uomo e, di conseguenza, arrapante come un elemetto.
Io ho avuto i capelli cortissimi fino all’età di 10 anni circa. Ero davvero un maschiaccio, ma non per merito dei capelli: mi ci impegnavo tantissimo! Giocavo coi ragazzini, mi vestivo come loro per correre e per non essere da meno nelle gare e nei giochi giù in cortile, avevo sempre un ginocchio sbucciato e ne ero fiera perché i maschi mi trattavano come una loro pari. Da grande, l’ultima volta che ho tagliato i capelli corti è stato quando avevo suppergiù 25 anni.
IM deve dimostrare col trucco e con i vestiti di essere etero, e questo non è bello. IM ha in testa gli stessi ricettori del piacere che ha una capellona ma, chissà perché, a pochi viene voglia di accarezzare una testa rasata o con una zazzerina corta. Le donne le lisciano le teste degli uomini, a prescindere dalla lunghezza dei loro capelli, no? A buttare giù questo preconcetto non è riuscita Juliette Binoche, seppur ne Il danno era sexy e disinibita come poche e non disdegnasse né il padre né il figlio né il cugino del figlio del patrigno della suocera. Non ce l’ha fatta Audrey Hepburn che, per quanto bellissima e chic, è diventata un’icona efebica ed eterea anche a causa del taglio di capelli controtendenza. Trent’anni fa Bibelot fu la prima modella che osò radersi la testa a zero: suscitò talmente tanto clamore che fu costretta a coprirsi la testa con un parruccone! Il discorso si ribalta se parliamo di peli: le donne non se ne strappano mai abbastanza! Certo, esitono degli uomini a cui IM piace, ma il luogo comune – che è quello spazio senza tempo dove si parla per frasi fatte e non ci sono le mezze stagioni – vuole che la donna abbia i capelli corti solo in certi casi, vale a dire se è:
a) disperata
b) esaurita
c) gay
d) suora
e) indigente
f) figa come Hally Barry

Dimmi, di Grazia.

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