M.: Dove comincia la scrittura di Sofia e finisce quella di Pino? Come siete riusciti ad amalgamare così bene i vostri stili narrativi?
P.: L’idea di partenza è stata mia. È la storia di una ragazza con un padre – Angelo – che esce di galera dopo dieci anni e la rapisce; e Ilde, in qualche maniera, si lascia rapire. Oltre a essere un rapinatore e forse un assassino, Angelo è un uomo affascinante, e Ilde ha voglia di conoscerlo. Poi non sapevo come andare avanti, a me capita ogni tanto. Una sera ne ho parlato a Sofia Gallo e lei mi ha detto: fammelo leggere. Abbiamo cominciato a rivederlo e a spedircelo, e il gioco è andato avanti per qualche anno, facendo altro, naturalmente. Dopo un po’ non sapevamo più chi aveva scritto cosa, per questo è davvero un romanzo a quattro mani. A fine lavoro, quando avevamo anche trovato un editore, ci ho rimesso mano per rendere omogeneo lo stile, ma davvero è stato un lavoro a due.
M.: La protagonista ama i libri e ne presta un tot “di evasione” a suo padre: “Delitto e castigo”, “Il ritratto di Dorian Gray”, “Il deserto dei tartari”, “Siddharta” e “Il processo” sono titoli che consiglieresti a ragazzi e ragazze come Ilde o solo ad adulti come Angelo?
P.: Per Angelo vanno benissimo perché pur sembrando un uomo sicuro di sé è uno che ha di fronte ancora qualche anno di galera. Angelo si rifiuta di invecchiare, come Dorian Gray. È chiuso in una fortezza e attende qualcosa che non arriverà mai, come Drogo nel Deserto dei Tartari. Quello che arriverà, invece, sarà un processo. E Siddharta potrebbe essere una lettura che gli dà speranza. Angelo non è solo, ha una figlia intelligente ed esigente che lo aspetta, certo che dovrà faticare un po’ a conquistarla, ma in queste letture ci sono indicazioni preziose. E sono indicazioni preziose per tutti e tutte, certo che sono letture adattissime a ragazze e ragazzi. Provate.
M.: Il linguaggio è sempre coerente con i personaggi: un ex galeotto o il manipolo di delinquenti che gli gravita attorno devono necessariamente parlare e comportarsi per quello che sono. Hai avuto rimostranze o pareri negativi da parte di genitori o insegnanti? Come hai replicato?
P.: Sì, è successo un paio di volte. Degli insegnanti mi hanno riferito di genitori che hanno criticato il libro per qualche parolaccia. In un qualsiasi film in prima serata se ne sentono di peggio, ma c’è questo luogo comune che vuole la narrativa per ragazzi come un’isola incantata, un po’ fuori dal mondo. Io e Sofia quelle parole (davvero molto blande) le abbiamo misurate, e volevamo che i personaggi parlassero in maniera realistica. Detto questo è un romanzo dove i personaggi crescono, capiscono cose che prima non capivano, tutti: la ragazza, la madre e il padre. E poi è anche una storia divertente e commovente. Provate a leggerlo, secondo me potreste anche non accorgervi che a una ragazza che si trova di fronte l’assassino di suo padre, gli esca un “cazz...”!
Fatemi sapere se lo leggete.
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