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lunedì 27 dicembre 2021

"14" su L'Edicola del Sud



Una catena di eventi fortuiti e piccole coincidenze influenzeranno in modo imprevedibile la vita di due adolescenti. Sarà presentato domani, a partire dalle 10.30 nella sala della bifora di Bisceglie, l’ultimo romanzo della scrittrice Malusa Kosgran. L’evento è promosso dalla libreria Prendi Luna book & more in collaborazione con Zona Effe. L’autrice, nata a Milano ma biscegliese d’origine, ha già all’attivo tre romanzi, albi illustrati, graphic novel e tantissimi fumetti. Un turbinio di creatività. La sua ultima fatica “14” (Lapis Edizioni).

Ce ne può parlare?

14” è nato un paio di anni fa. Ho affinato la prima bozza durante uno dei momenti di chiusura legati alla pandemia, però una prima e grossolana stesura giaceva da mesi in una cartella sul mio computer. A mio parere, l’ispirazione è una lampadina accesa da salvaguardare con cura per evitare che si fulmini: non è sufficiente avere una buona idea, occorre tempo, pazienza e tanto lavoro per far sì che un soggetto interessante possa diventare un romanzo solido. L’impulso a riprenderlo è stato il Premio Giana Anguissola 2020, un concorso letterario incentrato sulla narrativa per ragazzi. Allora, il mio manoscritto si chiamava “11” e si piazzò secondo. L’importante riconoscimento mi ha spinta a proporlo a una casa editrice romana che seguo e stimo da tempo, la Lapis Edizioni: all’editrice, Rosaria Punzi, è piaciuto e mi ha affiancato un’eccezionale editor ed autrice, Luisa Mattia, che mi ha dato preziosi consigli per far sì che “11” crescesse. Di fatti, è cresciuto, a cominciare dal titolo.

Lei è anche illustratrice e sceneggiatrice per fumetti, in che modo queste sue passioni si riflettono nella scrittura?

La Scuola di fumetto di via Savona a Milano e l’Accademia Disney, insieme agli insegnanti e agli professionisti che ho avuto l’onore di incontrare, sono una parte fondamentale del mio percorso autoriale. Col tempo, addentrandomi nel mondo dell’editoria, la passione e la vena creativa che da sempre mi spronano a continuare a scrivere e a disegnare, si sono affinate: possedere un talento grezzo è sicuramente un grande dono, ma occorrono impegno e umiltà per non accontentarsi e svilupparlo. Sceneggiare un fumetto significa raccontarlo con dovizia di particolari – vignetta per vignetta e dialogo per dialogo – in modo che il disegnatore che riceve la storia possa trasporla graficamente. Nel mio caso, descrivere le azioni e metterle per iscritto mi ha dato la possibilità di vedere quello che scrivevo e di liberare le storie che vivevano nella mia testa. È stato importante perché mi ha aiutata a creare situazioni e personaggi plausibili nei quali ci si può immedesimare con facilità.

Quando ha capito che voleva diventare una scrittrice?

Non credo di averlo mai deciso, in effetti. Scrivo da sempre, anche da ragazzina mi dilettavo riempiendo pagine su pagine di carta. Ricordo che insistevo calcando l’inchiostro per far sì che che pagine scricchiolassero/suonassero girandole. Quando appena diciottenne mi trasferii a Milano volevo disegnare fumetti, ignoravo che sceneggiarli fosse un mestiere, e che fosse così tanto creativo. Una delle mie insegnanti, Laura Scarpa, un’autrice incredibile, mi spinse a scrivere un soggetto per partecipare al primo corso di scrittura creativa targato Disney. Mi disse che sapevo scrivere e che conoscevo quel mondo, seppur da lettrice, per cui non provarci sarebbe stato sciocco. Le diedi retta e scrissi una storia con la strega Amelia e il corvo Gennarino. A mano, non avevo nemmeno una macchina da scrivere. Alessandro Sisti mi scelse insieme ad altri nove candidati sparpagliati in tutta Italia, trasformandomi in una sceneggiatrice Disney. Ricordo che mi disse: “Hai le idee ma ti manca la tecnica, per fortuna quella posso insegnartela io”. Immagino che sia stato uno dei bivi importanti della mia vita.

Quanto deve la sua formazione culturale alla Puglia?

C’è chi sostiene che la Puglia sia uno stato d’animo, penso sia vero. Sono tornata a vivere a Bisceglie nel 2013, dopo oltre vent’anni trascorsi a Milano. Nonostante la distanza e gli impegni, non ho mai lasciato passare più di un mese “lontana da casa”. La Puglia non mi ha formata dal punto di vista culturale, ma mi ha letteralmente forgiato il cuore. Ho scritto due romanzi che la omaggiano, l’ultimo “In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo” è stato pubblicato nel 2019, e ne ho un quarto ancora inedito che vede Bisceglie nuovamente protagonista. Lasciare la Puglia è stato fondamentale tanto quanto, a un certo punto, tornare da lei.




2 commenti:

  1. Ringrazio Malusa Kosgran per la tangibile testimonianza di come sia fondamentale assecondare il "fuoco sacro" della passione per l'arte e la scrittura (direi per ogni forma di rappresentazione di storie), senza mai smarrire la curiosità per la sperimentazione, lo studio, l'umiltà. Trovo il suo legame con la "nostra" Puglia dettato da una affezione sincera e viscerale, ma anche un fattivo rapportarsi con la sua Bellezza. Senza retorica, scevra da formalismi la sua scrittura rivela al lettore (uno qualunque come me) una opportunità preziosa di confronto con se stessi, con gli altri e con le sfide quotidiane.

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