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domenica 6 ottobre 2013

La Moda del Lutto

Monique Motil's Art

Morire sta passando di moda. Ma il lutto no. Il lutto è addosso. È dentro. È nazionale. È personale. È sempre in auge. Va su tutto. È elegante. Misterioso. E sfina. Per quello lo indossi: perché segui la moda, non sai fare gli accostamenti, hai classe, fascino e il corpo imperfetto. Una volta ci si fasciava il braccio con un nastro nero. O ci si appuntava un bottoncino sul petto. Per non dimenticarsi del lutto. Che durava anni. Anni bui. E lunghi. Non potevi ridere, gioire, amare, ballare: la morte doveva essere più forte della vita. Doveva vincere su tutto. Almeno per il tempo del lutto. Facciamo silenzio. Appendiamo un lenzuolo bianco alla finestra. Accendiamo una candela e seguiamo il corteo nel buio della notte. Spegnamo ogni luce per un minuto. Un minuto imbarazzante. Un minuto di commozione. Un minuto infinito. Detesti chi piange ad alta voce. Il pianto deve essere un logorio interno. Silenzioso e imperturbabile. Non sopporti chi dà fiato al lutto. Il nero deve restare dentro. Passare da solo. E se va in metastasi, amen. Vorrà dire che sarai luttuoso. Macabro. Triste. Ma con decine di giustificazioni. Approvato e certificato. Da chi si taglia le braccia col laser. Da chi si inchioda il cuore. Per non dimenticare che il dolore non deve passare. O potrebbe arrivare la gioia.

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