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martedì 17 aprile 2012

La magia è dei piccoli

La Dea Flora
Da bambina mi piaceva la magia.
Io e la mia amica del cuore eravamo certe di essere speciali.  Di avere dei poteri. Lei, la mia amica delicata, sapeva anche chi glieli aveva conferiti, quei poteri. Era stata la Dea delle Dee. Un essere bellissimo ed etereo coi capelli sottili e biondissimi avvolto in una tunica bianca. Più o meno un classico. Contaminata da Lulù e dal suo fiore dei sette colori, io scelsi come musa la Dea Flora. Chiunque fosse. Nei cartoni animati di quand’ero piccola, le ragazzine timide e un po’ goffe come me, avevano dei poteri che le rendevano migliori. Più grandi. Più belle. Più capaci. Anche io e la mia amica del cuore volevamo essere così. Lei per sfuggire alle botte del padre e dei fratelli, e io per difenderla da quelle stesse botte. Ma non solo. Avevamo più desideri da esprimere che pori sulla pelle. Staccavamo le antenne alle radio per farne bacchette magiche tascabili. Attaccavamo cuori di plastica a polsini di spugna. Facevamo intrugli mescolando detersivi, lozioni e cosmetici sperando che potessero esplodere. Aggiornavamo i nostri diari con formule segrete scopiazzate e reiventate. Io cercavo di alimentare la fiducia nella magia della mia amica, e lei facevo lo stesso per me. Inventavamo sogni, visioni, finte tracce da seguire,  codici, messaggi delle due Dee. Volevamo crederci con tutte le nostre forze. Senza farlo sapere a nessuno, ovviamente. Era il nostro segreto, la magia.
Una domenica d’estate, mentre la mia famiglia al completo si era riunita in campagna per pranzare all’aperto, al posto della solita recita o scenetta, io e i miei cugini organizzammo uno spettacolo di prestigio. Io ero la maga ufficiale. Avevo imparato dei trucchi dalla Settimana Enigmistica di mia mamma. Uno dei giochi consisteva nello svuotare una scatola di fiammiferi del suo contenuto con un semplice gesto. Non so se per farmi contenta o perché il gioco mi fosse riuscito particolarmente bene, ma i miei parenti applaudirono. Poi, d’un tratto, la sorella più giovane di mio padre mi smascherò. Anche lei comprava la Settimana Enigmistica e, evidentemente, non si limitava a riempire i cruciverba. Se la leggeva. Mia madre e le mie zie la sgridarono. Per la prima volta, sentii la mia mascella indurirsi. Lo spettacolo fu interrotto e io me la svignai nella terra. A piangere. 
È triste quando la magia finisce perché, di colpo, ti scordi i segreti che ti aveva confidato.

2 commenti:

  1. ottimo racconto.
    nel dubbio, ti consiglio questo: http://www.anobii.com/books/Il_risveglio_della_Dea/9788879721424/01598d1be6fbb7ec3b?shelf=1#

    nel dubbio...
    :)

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