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venerdì 26 marzo 2010

Come Imparare

Voglio condividere una mail che ho ricevuto questa mattina, parole che non mi aspettavo,  da una persona capace ancora di sorprendere
Grazie per il tuo tempo, Vittorio. Te l'ho scritto, ma lo ripeto: mi hai riempito il cuore di gioia, al di là di tutto... solo perché l'hai fatto.
Giustina


*  *  *

Carissima Giustina,
come va? Come stai?

finalmente dopo traversie varie sull'acquisto del tuo ultimo libro che non ti racconto per non vergognarmi troppo (spero che tu non abbia pubblicato altro nel frattempo...) l'ho finito di leggere qualche giorno fa; meglio tardi che mai.
Poichè mi avevi chiesto (a suo tempo e magari non ti ricordi nemmeno, ma pazienza) un mio personale parere, sono qui a scriverti a riguardo. Ovviamente scrivo contando sempre sulla tua clemenza, primo perchè immagino avrai sentito centinaia di pareri e magari implementati di giochi linguistici sul NO ormai finno alla nausea, secondo perchè rimane sempre il mio parere personale con tutti i limiti del mio carattere complesso e qualche volta aggrovigliato.

Tanto per la cronaca, devo dirti che ero partito già bene nella lettura visto che mi sono ritrovato decisamente nello stadio A - jena ridens (solo che in questo preciso periodo, confronto a me una jena ridens è un eufemismo, avresti un migliore paragone se pensi a un diavolaccio munito di corna e ghigno appuntito, il quale seduto in trono e sbavante non aspetta altro che dire di NO. Quindi passo al deliquio. Ometterò di scrivere ogni volta i termini "per me", "personalmente", " a mio avviso" ecc ecc. tanto sai già che non ho la verità in mano e tutto è soggettivo e discutibile).
 
Prima di tutto devo dirti che mi sono divertito un sacco a leggerti. E già questo mi pare un ottimo risultato, poichè hai centrato uno degli obiettivi principali. Obiettivo davvero non facile da raggiungere in realtà perchè quando si scrive con ironia per tutto un libro, si rischia di sprofondare nella sospensione dei concetti generata proprio dalla natura dell'ironia: lo scherzo, diretto o indiretto nella comunicazione, sospende nella risata o nel sorriso a denti stretti, la profondità dell'argomento, i punti che fanno agire, l'essenza importante di significati che non può non diventare vissuto, essenza e concetti che 99 su 100 sono drammatici, seri-contemplativi o tragici a dir poco. Per questo il diavolo è sempre ironico: per non far mai pervenire a nessuna posizione il vivente in grado di usare intelletto. La potenza dell'ironia infatti è tale che nei momenti estremi è capace di annichilire anche l'intelletto più robusto e lucido, perchè è l'unica cosa capace di distrarlo e alleggerirlo veramente dalle fatiche quotidiane. Non per questo Dio non ride, anzi! Bisognerebbe rifondare una teologia su base ironica!

L'ironia quindi è fondamentale per ogni azione, opera o pensiero umani perchè altrimenti ci sarebbe un tasso di suicidi che sfiora l'ecatombe, tuttavia l'ironia va equilibrata con sagacia e sempre con un occhio in più di riguardo da parte dell'intelletto che se rimane sveglio si salva sempre, anzi è proprio rimanere svegli che fortifica nel tempo anche se ci sembra di stancarci a ogni passo in più. L'intelletto, anche quando dorme, vive o pensa, in pratica non dorme mai, se dorme, muore.

Da questo punto di vista ritengo il tuo libro un libro che definirei in tre parole: divertente, sagace e intelligente e proprio perchè riesce a mantenere un equilibrio difficile in un ambiente difficile con una certa maestria, sempre frutto di esperienza e buon artigianato.

L'equilibrio lo considero in questo caso la volontà (in questo caso ipotizzo sulla tua) di comunicare fatti importanti e seri con un mezzo divertente e divulgativo. L'ambiente difficile lo considero in questo caso il prodotto editoriale e  le relative caratteristiche specifiche di un mercato che deve "rispettare" l'insulsaggine e il vuoto di sostanza generale ormai ben stabilizzato su rotte sicure e incontrovertibili. Il mercato però non lo considero così negativo... infatti è proprio dalle condizioni più difficili che si produce il meglio dell'arte. E' dall'indifferenza generale e dalle crisi che nasce l'esigenza di creare valori, novità di prospettive e quindi di opere vigorose o di cercare o chiarire meglio una o più verità. Le contingenze che si oppongono  alla realizzazione del nostro reale potenziale (a ogni livello, non solo artistico-espressivo)non per questo limitano la capacità del non poter fare. Siamo liberi quando capiamo cosa possiamo fare, ma siamo liberi e realizzati anche quando capiamo cosa non poter di fare: potenza è fare e non-fare, in ognuno di questi concetti è la volontà che agisce e ne rimane libera da violenze, costrizioni contingenti o da rassegnazioni cosmiche e insidiose.

In quest'ultima considerazione ho voluto sintetizzare quello che per me è l'essenza dell'insegnamento del tuo libro e per cui vale la pena leggerlo anche da chi, come me, non frequenta spesso il genere di editoria nella quali lavori e sudi e soffri. Questo tuo insegnamento rimane giustamente velato e non rimane sommerso dal vero ghigno demoniaco del mercato e dello specchio che esso rappresenta e rilfette, attraverso lo scherzo-ironia-falsa divulgazione-falso intrattenimento, la mancanza di sostanza culturale e direzioni generali nella maggior parte dei casi, soprattutto istituzionalizzati. Pertanto, sinceramente, per questo tuo equilibrio che trovo spesso tenero e anche sorprendentemente intelligente, mi complimento con te e ti stringo la mano sudata (la mia). Equilibrio che è reso ancor più prezioso dalla semplicità, dalla libertà, dalla reale leggerezza (reale perchè c'è sempre un fondo di serietà che mantiene svegli) con cui un certo tuo talento espressivo si manifesta. Un "manuale" il tuo, fra i pochi che ho letto, che non essendo "seri" mantengono svegli e non essendo troppo leggeri... mantengono svegli. Sorrido.

Postilla:
Per me "falso" non significa negativo nel senso delle dialettiche moderne hegeliane ecc ecc, per me il "falso" vale come il tuo NO, cioè un concetto capace di smuovere perchè capace di mettere in luce verità nascoste; quindi "falso" non è negativo quanto piuttosto duro da sopportare, ma da affrontare senza tante remore e da mettere anche quello nelle cose costruttive, perchè il divenire è tutto costruttivo quando accettiamo tutto. Accettare il NO e il "falso" significa amare il Sì alla vita nel senso niciano del termine, ma direi anche nel senso e nella direzione della sapenza antica e anche cristica (uso questo termine per differenziarmi dal termine "cristiano").


Per quanto posso, entrando maggiormente nei dettagli, ho trovato la successione dei capitoli buona, nel senso che la struttura con la quale hai dipanata la non facile matassa, si mantiene ordinata e all'apparenza completa. Certo l'argomento è pressochè infinito ma la tua struttura sembra chiuderlo positivamente in un sistema finito e questo permette maggiore comunicabilità e organizzazione da parte del lettore, io almeno, di fare delle riflessioni senza ansie di ricerche ulteriori o altro di dispersivo o che vada fuori tema.

Rimando al puro divertimento gli ultimi due capitoli che non fanno testo perchè li considero un vero e proprio delirio. Delirio però assolutamente non fuori luogo e non fastidioso, perchè dopo una gran fatica a sistemare e organizzare ci si può anche permettere qualche follia aggiuntiva, anzi, spesso si deve! Spesso sono le follie finali a rendere meglio ciò che non deve essere del tutto non detto, del tutto non velato.

Sul non-detto, sul celare i significati ultimi e di come l'arte in ogni sua forma necessiti obbligatoriamente il NON-dire e il velare, non approfondisco sia per i miei limiti sia perchè la tua competenza non lo necessita affatto. E' già tanto essermi spinto fin qui con le mie solite analisi... e continuo un poco...

Splendida e azzeccatissima, quasi obbligatoria direi, la citazione del Bartebly di Melville.
Penso a quanti testi e  considerazioni filosofiche si potrebbero aggiungere a complemento del tuo libro e  in questo, ancora, noto l'importanza e la vastità dell'argomento che sei andata ad affrontare anche con un certo coraggio. Non a caso ho pubblicizzato subito il tuo libro ai miei amici, ancor prima di leggerlo, perchè l'esigenza di riflettere sul tema del NO è tale di questo tempo, che sono bastate per me solo due cose: 
1. la conoscenza della tua ironia che mi è sempre piaciuta molto.
2. il tema del NO che affronta in ultimo (esco dal seminato) la capacità di gestire un tempo nostro diverso da quello a cui ci abitua il nostro sistema.

Concludo con due citazioni che a mio parere fanno da complemento alla lettura che mi hai regalato e che, forse, sintetizzano ancor meglio quello che ho potuto trarre dal tuo scrivere dopo che mi sono ripreso dalle risate:

"Ogni potenza è, nello stesso tempo, potenza per il contrario." (Aristotele)

Duns Scoto era un frate medioevale, ma uno di quelli che sapeva essere davvero ironico a volte ed estremamente sagace, considerando inoltre che la sagacia se mista ad intelletto puro è capace anche di consolarci quando determiniamo per noi una vera libertà, riporto questa sua frase fuori contesto per farti riflettere se vorrai ulteriormente:

"... Coloro che negano la contingenza dovrebbero essere torturati finchè non ammettono che avrebbero anche potuto non esserlo."
 
Sempre buonissime cose a te
Vittorio

*  *  *

1 commento:

  1. Caspita, che super analisi.
    Mitico Vittorio!
    E dice cose verissime, che condivido in pieno.

    In ultima battuta aggiungerei una riflessione sul discorso "giochi linguistici". Io, da cultore di questa categoria, mi sento di affermanre che quand'anche il feedback più immediato alla lettura del libro fosse per lo più una gara di giochi sofisticati legati al NO, la cosa non sarebbe affatto malvagia. Del resto, la valenza sarebbe ben diversa dalle battute tormentone machiste tipo quelle del filone Chuck Norris.
    O NO?
    ;)

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