C’erano una volta gli amici immaginari. Prenda un tè con me, signora cara, dicevano le bambine alle bambole mentre versavano liquido inesistente in micro tazzine di plastica; facciamo che ti insegno a volare, ordinavano i bambini ai robot un secondo prima di gettarli dal quinto piano: tenuti per mano da esseri fantasiosi e perfetti, nella solitudine delle loro camerette, i bimbi non erano mai del tutto soli.
C’erano un’altra volta gli amici a quattro zampe. Vediamo come schizza!, ghignavano i ragazzini piazzando una molletta da bucato sulla coda del gatto domestico; Proviamo una nuova acconciatura, cantilenavano le ragazzine cotonando il pechinese della mamma: sopportati da esseri ascetici, i ragazzi testavano il proprio sadismo sugli animali, come specialisti in erba della cosmesi.
C’erano un’altra volta ancora gli amici di scuola, ma fu un’era di brufoli, studi forzati, emicranie e rivalità che batté la ritirata appena poté.
E, dopo un lungo periodo di delusioni, amicizie sfumate, difficili e fasulle, quando i giovani uomini e le giovani donne avevano pressoché smesso di sperare, finalmente, arrivarono loro: gli amici virtuali! Ogni giorno divenne un giorno valido per accettarne di nuovi, ritrovarne di vecchi e diventare fan di se stessi. In pochi minuti gli amici virtuali fondarono un impero e dovettero suddividerlo in gruppi e sottogruppi. L’arcobaleno si chiamò battibaleno e acquisì altri 6.993 colori. I sorrisi si trasformarono in punteggiatura, le canzoni in link, le persone in stickers. La gente smise di leggere, di guardare la tv e di uscire. Tutto filava e si fondeva. Fu meglio che vivere una soap-opera. Fu il massimo. Non vi furono più delusioni, zero odori, niente voci stridule: nessun contatto, ma un mare di contatti.
La gente si rese conto di non aver mai avuto così tanti amici: baci, visite, abbracci, incontri, matrimoni, divorzi… tutto divenne virtuale, e così restò.
Questo percorso verso un mondo virtuale denso e iperdinamico -ma decisamente autoreferenziale e avulso- riecheggia i temi della fantascienza d'autore col tocco leggero della satira più sottile.
RispondiEliminaE anche la solitudine dei bambini con amici immaginari, di fronte a questo contemporaneo (e più "adulto") autismo internettaro, scuote il capo in segno di sdegno.
Bellissimo post. E dal numero decisamente futuristico...
199 odissea nell'iperspazio.
RispondiEliminamerci, mon cher.
tu riesci sempre a vincere il mio atavico fastidio nel leggere ogni cosa che superi le tre righe su di uno schermo.
RispondiEliminami sa che sei una mosca bianca... grazie!!!
RispondiEliminae fu in pratica un ritorno agli amici immaginari.. un mare di amici immaginari..che filano e (in)fondono ipertesti alla mia costante autoreferenzialità.
RispondiEliminagià, ma gli amici virtuali scrivono ipertesti, quelli immaginari supertesti. il pontenziale cambia...
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