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domenica 1 giugno 2008

155 – DIRE, FARE, BACIARE…

… lettera e testamento. Era un gioco con tanto di filastrocca che si faceva quando ero piccola, negli anni ottanta. Magari esiste ancora. Ma io non ci ho mai giocato, credo. O se l’ho fatto non l’ho mai saputo perché ogni paese battezza in una maniera diversa le stesse cose. Strega comanda colore… in Puglia è tocca tocca colore…, per esempio. A nascondino, quando si scopre qualcuno si dice tana per… da noi, invece, si dice trentuno per…; c’è anche il mitico buttiglione che si urla quando si scambia un bambino per un altro, non ho idea della sua traduzione interregionale. Bambini a parte, anche gli adolescenti hanno un modo di parlare assolutamente originale, e non mi riferisco al normale gergo giovanile capace di coniare definizioni e terminologie in modo paradossalmente veloce, o a parole derivanti dal dialetto, ma alla lingua italiana, quella di tutti. Ripensarci è come fare un tuffo nell’acqua fresca di mare in una giornata torrida e afosa. Il momento della dichiarazione comprendeva per lo più due formule: “Ti vuoi mettere insieme?” se la proposta era diretta, senza intermediari; e “Pinco ha detto che TI VUOLE. Tu lo vuoi?” in caso di accordo indiretto. Volere qualcuno non aveva nessunissima implicazione sessuale, ma ci faceva sentire grandi senza capirne l’esatto motivo. Mi ricordo di una dichiarazione particolarmente complicata. Un mio compagno delle elementari mi consegnò un biglietto in cui era scritto: “Se ti vuoi mettere insieme metti una croce sul quadratino con la scritta NO, se non mi vuoi metti una croce sul quadratino con la scritta SÌ. Tipo referendum abrogativo. Mi sembrò un modo furbo per fregarmi: in ogni caso si beccava un sì. Decisi di lasciar perdere il bigliettino e dargli la risposta a voce. Che ovviamente era sì, dal momento che nella mia vita un fidanzatino non cambiava assolutamente niente, se non il fatto di ricevere letterine sceme, gommine profumate e anelli di plastica comprati in cartoleria a suon di mancette: ci fossero stati allora i cinesi con le loro mille cazzate a costo centesimale!
L’altro giorno, guardando Beautiful, ho ripensato a tutto questo. C’era Taylor che parlava alle “amiche” di quanto fosse sexy suo marito, Brooke che aveva appena pomiciato col fidanzato di Ashley e Donna e Jacquie che si contendevano il cuore, il lettone e la vasca da bagno di Eric…

- Non hai speranze, lui VUOLE me.
- COSA? Vi siete messi insieme???

Un tuffo dove la bandiera è più blu.

11 commenti:

  1. Post dal sapore nostalgico...
    Solo due riflessioni sociolinguistiche:
    1) Io stavo a pochi Kilometri da te, però quando facevamo tana a nascondino dicevamo tutti "tana per". Ed erano sempre gli anni '80! Non ho mai sentito "trentuno per".. Che poi "trentuno" sta per...?
    2) Non sono mai stato un bravo abbordatore, ma ho sentito con le mie orecchie di conoscenti che per chiedere la mano alla compagnuccia hanno pronunciato -in dialetto e con tanto di gutturalità fonetica- la formula: "C' ma mitt 'nziim?", che letteralmente si può tradurre con "ci dobbiamo mettere insieme?". Il verbo volere, a quanto ricordi io, era soprattutto nei discorsi fra terzi (del tipo "tu la vuoi a quella?", "no, non la voglio, voglio a quell'altra!", ecc), ma quasi assente nelle dichiarazioni dirette.

    Comunque quel tuo compagno era un genio!

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  2. giangidoe, sapevo di toccare un nervo scoperto con te! :) in effetti, credo che "31 per" sia prettamente biscegliese, ci credo che da te si dicesse in modo diverso: bastano pochi km per far sì che il dialetto trasformi i modi di dire. per esempio: "voi" lo dite:" locco"? quando andavo all'ist. d'arte di corato lo dicevano solo i biscegliesi (per dire scemo, allocco).
    per quanto riguarda il termine "volre", invece, ti assicuro che si diceva e si dice ancora,almeno qui, anche - o soprattutto?- nella forma diretta... uno spasso.
    infine, sì, il mio compagnuccio era un genio. chissà che fine ha fatto. magari s'è dato alla politica... :)

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  3. ma che bello qusto post! è giusto da leggere oggi in un lunedì di festa quando la mnete può fermarsi e perdersi nei ricordi tanto è festa!Io giocavo circa 200 anni fa a scalone occorrente un sasso a testa magari piatto che andava meglio e poi con lo stesso sasso si disegnavano le caselle e poi via a saltare. Per le dichiarazioni lo sai che ho scoperto poco più di un mese fa che avevo uno spasimante alle elementari? ecco vedi la pappera non si accorge mai di niente. Dovevano legarmi dirmelo a voce epoi farmelo anche leggere e forse ,dico forse avrei capito!

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  4. scalone? ma è come la campana? :)
    accorgersi degli ammiratori è difficilissimo, specie se sei una bambina/o che sa di essere ancora un brutto anatroccolo che teme di non trasformarsi in cigno ma in pellicano.
    un bacio grande e buon lunedì... io sono in puglia dai miei, alla faccia dalla nostalgia!

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  5. visto che siamo in vena di rimembranze, io ricordo che noi urlavamo "tigalè" c'è qualche mammuth che se ne ricorda? che belli i giochi dll'infanzia, specie "al dottore" mi sa che beautiful si ispira a questo!
    ciao

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  6. bella quella del referendum.
    potrei fregartela.
    vuoi vedere che funziona?

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  7. io invece ero diretto "a metà":
    - mi piaci. (e stop)
    non funzionava MAI.
    una volta la Lei mi rispose:
    - ma questa cosa è bellissima!
    e subito dopo, parafrasando:
    - allora me la dai?
    - no.

    ha funzionato solo una volta, anni e anni dopo...

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  8. Anche a Napoli dicevamo trentuno. O anche trentuno salvatutti quando qualcuno liberava tutti quelli che erano già stati presi :-D
    Ila

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  9. anonimo: se tigalé significa "ce l'hai" allora ci ho giocato anch'io! :)

    roberto: frega pure, ma se funziona avvisami che ci tengo...

    ila: fantastico!!! sei la mia controprova con giangidoe. anche noi dicevao 31 salva "a" tutti. con l'errore grammaticale è più naif, no? ;)

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  10. Anch'io giocavo a "ce l'hai"!
    E le allusioni sessuali si sprecavano a catena (per usare un barlettanismo), soprattutto quando giocavamo con membri del gentil sesso.

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